Illustrando al Consiglio provinciale gli indirizzi del piano, l’assessore alle Politiche per l’economia locale Daniela Sirotti Mattioli ha ribadito che «contiene le indicazioni per uno sviluppo coerente ed equilibrato del settore, senza nuovi iper, favorendo la riqualificazione e il miglioramento della rete esistente, introducendo elementi di semplificazione, valorizzando il ruolo dei Comuni e delle loro forme associate ma senza far venir meno il ruolo di indirizzo e supervisione della Provincia».
Condivisibili per Dante Mazzi (Pdl) le linee strategiche del Piano che «opera un ravvedimento operoso di quanto fatto in passato quando sia Provincia che Regione hanno dato vantaggi smaccati alla grande distribuzione mentre le piccole attività chiudono. È necessario quindi – ha affermato il consigliere – trovare il modo di sostenere i piccoli e pensare non solo agli allargamenti ma anche a ridimensionamenti delle potenzialità pianificate e non utilizzate».
Obiettivi «condivisibili ma tardivi» anche per Fabio Vicenzi (Udc) per il quale «quando si apre una fase nuova bisogna avere il coraggio di dire cosa non ha funzionato nella precedente, come la palese sproporzione a favore dei centri commerciali a cui si cerca oggi di rimediare». Vicenzi si è poi domandato se «sia efficiente puntare sulle unioni dei Comuni che hanno fallito nella pianificazione urbanistica e territoriale, strettamente legata a quella commerciale».
Secondo Luca Gozzoli (Pd) si deve passare «dalla mappatura dei consumi a quella dei bisogni. In quest’ottica anche il centro commerciale ci può stare ma è necessario che il Poic, perché sia efficace, sia supportato dalla concertazione con tutti i soggetti, operatori, enti locali, associazioni e sindacati. Alle persone bisogna offrire mille opportunità – ha proseguito Gozzoli – ma anche nei quartieri e non solo nei centri storici».
Sergio Pederzini (Idv) ha giudicato positiva la revisione del Piano «sia per le modalità, che hanno visto il coinvolgimento di tutte le parti in causa, sia per i contenuti che puntano a una valorizzazione dell’esistente e sono attenti agli esercizi di vicinato che oggi hanno anche una valenza sociale e per questo vanno tutelati».
Denis Zavatti (Lega nord) si è augurato che «i propositi del Piano si traducano in fatti» e ha sottolineato come «la sofferenza del piccolo commercio che abbandona i centri storici crei un impoverimento non solo economico ma anche culturale», e Bruno Rinaldi (Pdl), approvando il «no agli iper, perché le strutture medio-grandi hanno saturato il territorio», ha auspicato che la Provincia «sia autorevole nello svolgere il proprio ruolo di coordinamento per controllare efficacemente l’applicazione del Piano da parte dei Comuni».
Al contrario, per Ennio Cottafavi (Pd) «non sempre piccolo è bello. Le grandi strutture commerciali infatti consentono ai cittadini l’acquisto a prezzi equi. Nei centri storici bisogna invece portare presenze di qualità».
Secondo Mauro Sighinolfi (Pdl) il commercio «è la vita delle città mentre in certi momenti le aperture eccessive ai centri commerciali hanno svuotato i centri storici».