Il distretto ceramico è stato praticamente tutto bonificato con un imponente intervento su oltre 60 siti a partire dagli anni ’80 frutto della collaborazione tra pubblico e privato. Attualmente i siti da bonificare sono solamente una decina e tutti di piccole dimensioni, in gran parte microdiscariche di rifiuti ceramici già inserite in un programma di bonifica nazionale». Lo afferma Stefano Vaccari, assessore all’Ambiente della Provincia di Modena, a proposito dei risultati dello studio Sentieri (Studio epidemiologico nazionale dei territori e insediamenti esposti a rischio da inquinamento) coordinato dall’Istituto superiore di Sanità, sulla salute dei cittadini residenti in aree dove sono presenti siti contaminati, tra queste il distretto ceramico di Sassuolo. Lo studio, che elabora dati relativi al periodo 1995-2002, è stato presentato in un convegno a Roma lo scorso settembre.
«Il distretto sassolese – precisa Vaccari – è inserito nella lista proprio per la presenza di queste microdiscariche quantificate in 22 siti, nove nel modenese e 14 nel reggiano, quasi la metà dei quali però è già stato bonificato, mentre per i rimanenti sono state avviate le procedure. Come riporta lo studio, nel distretto non è stato rilevato un aumento dei tumori, mentre viene evidenziato un eccesso di mortalità relativo al sistema circolatorio e respiratorio in particolare all’asma o per malformazioni congenite. Ma lo stesso studio mette in relazione queste patologie – sottolinea Vaccari – non con i siti da bonificare ma con l’esposizione professionale, riferita peraltro agli anni ’90, quando oggi le condizioni di lavoro sono notevolmente migliorate».
Vaccari ricorda inoltre che i risultati positivi sono la diretta conseguenza di un attività decennale di risanamento di aria, acqua e suolo messa in atto da imprenditori ed enti locali e rilevata da una delle prime reti di monitoraggio installata nel nostro paese. Le imprese, infatti, hanno adottato progressivamente quelle che sono definite le “Superbat”, cioè le migliori tecnologie e tecniche di gestione dei processi produttivi in genere superiori anche a quelle imposte a livello europeo e certificate da Ecolaleb, Emas e Iso.
Le conseguenze sono state il risanamento quasi completato del suolo e sottosuolo, l’eliminazione del piombo da gran parte dei processi produttivi e il riciclo del 90 per cento dei rifiuti ceramici nei cicli produttivi.
«Quindi oggi possiamo parlare – conclude Vaccari – di un distretto “green” pronto ad affrontare le nuove sfide che sono il miglioramento del recupero energetico e la razionalizzazione dei trasporti e proseguire nell’opera di risanamento dell’aria e delle acque sotterranee ancora troppo influenzate da agricoltura e fonti produttive».
Come spiegato nella ricerca stessa, il progetto Sentieri riguarda l’analisi della mortalità delle popolazioni residenti in prossimità di una serie di grandi centri industriali attivi o dismessi, o di aree oggetto di smaltimento di rifiuti industriali pericolosi che presentano un quadro di contaminazione ambientale e di rischio sanitario tale da avere determinato il riconoscimento di “siti di interesse nazionale per le bonifiche” (Sin). Lo studio ha preso in considerazione 44 dei 57 siti oggi compresi nel “Programma nazionale di bonifica”, che coincidono con i maggiori agglomerati industriali nazionali; per ciascuno di essi si è proceduto a una raccolta di dati di caratterizzazione e successivamente a una loro sintesi.