Si è conclusa il 6 maggio la prima fase del collaudo funzionale della Cassa di espansione del Panaro.
Le attività, avviate il 28 aprile, hanno permesso di raggiungere il livello di sei metri e mezzo d’acqua nell’invaso grazie all’afflusso naturale del fiume. In totale, si tratta di tre milioni e 400 mila metri cubi: una capacità conseguita il 30 aprile, in seguito a due giorni di invaso.
«Si tratta del livello massimo previsto per la prima prova sperimentale – spiega l’assessore regionale a Difesa del suolo e Protezione civile Irene Priolo- a cui faranno seguito altre due via via sempre più impegnative per quantità d’acqua trattenuta, fino all’ultima da oltre 23 milioni di metri cubi. I tecnici di Aipo hanno svolto le attività di ispezione, il monitoraggio piezometrico e le misurazioni di controllo inerenti il manufatto principale».
Durante le operazioni si è tenuto il sopralluogo della Commissione di collaudo, formata dall’ingegner Giuseppe Marmo della Direzione nazionale dighe, dalla professoressa Lisa Borgatti dell’Università di Bologna e dal professor Stefano Orlandini dell’Università di Modena e Reggio Emilia che hanno verificato il corretto svolgimento delle prove.
A seguito dei dati raccolti, la Commissione elaborerà una relazione tecnica che sarà fondamentale anche per stabilire i parametri della seconda fase delle prove di invaso.
Effettuate anche le operazioni di svuotamento della Cassa. Come previsto, l’acqua è fatta defluire lentamente, circa 5 centimetri all’ora, fino al ritorno alle condizioni di normalità.