In ballo ci sono circa 18 milioni di euro. Tanti sono i contributi che mediamente ogni anno sono finora arrivati all’agricoltura modenese attraverso il Piano di sviluppo rurale che è alimentato per buona parte da finanziamenti dell’Unione europea. Visto che il Piano dovrà essere rinnovato a quali questioni programmatiche sarà dato priorità nei prossimi anni? Come andrà a finire dopo la rottura che c’è stata sul bilancio Ue ed in particolare sulla politica agricola comunitaria?
Il punto della situazione è stato fatto in un convegno promosso dall’assessorato all’Agricoltura e Alimentazione che si è svolto nei giorni scorsi a Piumazzo di Castelfranco Emilia e al quale hanno partecipato oltre 200 persone tra amministratori pubblici, tecnici e operatori agricoli, rappresentanti delle associazioni professionali, delle cooperative e dell’agricoltura biologica.
Tema in discussione le linee del nuovo Piano di sviluppo rurale (Psr) che dovrà diventare operativo nel periodo 2007-2013. Dei 18 milioni annui di cui finora ha potuto disporre l’agricoltura modenese attraverso il Psr, tre milioni e 750 mila euro sono andati a finanziare l’ammodernamento di 125 aziende agricole, poco più di due milioni è il contributo che ha sostenuto i 120 giovani che annualmente si sono insediati in agricoltura per la prima volta, altri due milioni e mezzo sono arrivati alle imprese agroalimentari per l’innovazione, circa cinque milioni hanno favorito l’adozione di pratiche agricole rispettose dell’ambiente, quali agricoltura integrata e biologica, la salvaguardia della biodiversità genetica animale e vegetale. Infine due milioni e mezzo sono stati destinati allo sviluppo del ruolo multifunzionale dell’agricoltura, ovvero contributi per agriturismo, fattorie didattiche, strade dei vini e dei sapori, miglioramento del paesaggio rurale. Occorre ricordare che questi del Psr rappresentano una parte, ancorché consistente, dei contributi comunitari che sono arrivati ogni anno all’agricoltura modenese e che ammontano complessivamente a circa 50 milioni di euro (di cui 18 milioni sul Psr e i restanti su interventi di regolazione del mercato e di compensazione al reddito agricolo).
“Ciò che vogliamo per il futuro della nostra agricoltura – ha detto l’assessore provinciale all’Agricoltura e Alimentazione Graziano Poggioli – è promuovere una concertazione allargata per dare il nostro contributo autonomo al nuovo Piano di sviluppo rurale. L’intento è quello di favorire tutte le azioni necessarie per raggiungere gli obiettivi di competitività, gestione dell’ambiente e del territorio, diversificazione e qualità di vita”. Tra le linee del nuovo Piano che l’assessore Poggioli ha indicato quelle di “uno sviluppo sostenibile che punti all’occupazione e sostenga i giovani, promuova la produzioni agricole di qualità, tipiche e biologiche, garantisca sicurezza alimentare e sui luoghi di lavoro, tuteli il benessere animale e vegetale, favorisca la consapevolezza dei consumatori e che sviluppi un’agricoltura multifunzionale”.
Concetti ribaditi dal presidente della Provincia Emilio Sabattini il quale ha sottolineato che “la sfida è quella di un salto di qualità”, mentre il neo assessore regionale all’Agricoltura Tiberio Rabboni ha riassunto in tre punti gli obiettivi del nuovi Piano di sviluppo rurale: “Innovazione della filiera agroalimentare, coesione del sistema e controlli”.
Il documento messo a punto durante il convegno circa gli obiettivi del nuovo Piano di sviluppo rurale punta su un “pacchetto” di priorità: incremento di insediamento di giovani; valorizzazione delle produzioni agricole tipiche e biologiche (produzione certificata, rintracciabilità, le produzioni biologiche che dovranno diventare “punta di diamante” dell’agricoltura modenese sia per le tecniche di coltivazione che per il modello di sviluppo rurale); miglioramento della multifunzionalità dell’azienda agricola privilegiando fattorie didattiche, agriturismo, bed and breakfast, convenzioni con Comuni per la manutenzione del territorio (utilizzando anche le opportunità della legge regionale sulla montagna); aumentare il ricorso ad un uso sostenibile delle risorse naturali (energia, suolo e acqua); aumentare la biodiversità animale e vegetale e il benessere animale; conservare e ripristinare gli elementi caratteristici del paesaggio rurale; per la montagna si indica come urgente e necessario il mantenimento di un presidio umano soddisfacente e proporzionato ai bisogni del territorio e alla difesa del suolo e dell’ambiente investendo sul potenziamento delle infrastrutture rurali, come strade, acquedotti e negozi.