Siberian Husky, Samoiedo, Alaskan Malamute: sono razze canine la cui discendenza dagli antichi lupi artici non è difficile da riscontrare nel muso affilato e triangolare, nell’occhio dal colore azzurro ghiaccio, negli arti agili e robusti, nel pelo fittissimo. E proprio sulle orme del lupo vanno oggi le squadre di sleddog, alla ricerca di un animale la cui ricomparsa sulle nostre montagne è il segnale di un ambiente capace di conservare il proprio patrimonio.
Scomparso per decenni, il lupo (“canis lupus italicus”) è tornato a colonizzare questa parte di Appennino fin dai primi anni Ottanta grazie soprattutto alla rinnovata presenza di prede selvatiche e all’abbandono del territorio montano da parte dell’uomo.
Nel marzo del 2001 la Regione Emilia Romgna, insieme ai parchi regionali del Frignano, del Gigante e dei Cento Laghi, ha avviato il progetto (concluso nel 2004) denominato “Azioni di conservazione del lupo in 10 siti di importanza comunitaria”, co-finanziato dall’Unione Europea. L’assessorato alle Politiche faunistiche della Provincia di Modena ha ripreso da tempo l’attività di monitoraggio e la raccolta di informazioni sulla presenza del lupo nell’Appennino modenese. In questa attività, svolta in collaborazione con Infs e Parco del Frignano, sono coinvolti anche la Provincia di Bologna e i parchi del crinale bolognese e reggiano.
Il lupo – animale che ha una vita dai 10 ai 17 anni, si nutre di erbivori e pesa sino a 50 chilogrammi – vive generalmente in branco familiare. E’ difficile da avvistare perché di abitudini prevalentemente notturne o crepuscolari; durante il giorno si rifugia nei luoghi più riparati del proprio territorio.