Archivi, casseforti della memoria

Sessantadue fondi d'archivio modenesi degli ultimi due secoli recuperati col progetto "Archivi-a-Mo".
Tra questi l’inventario delle carte relative all’Assistenza psichiatrica della Provincia di Modena.
[n. 3 - novembre 2010]

Giovedì 14 ottobre il Palazzo dei Musei ha ospitato l’iniziativa “Archivi-A-Mo”. Presentazione dei risultati del progetto per gli archivi casseforti della memoria”, organizzata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, in collaborazione con MiBAC (Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Emilia-Romagna), IBC Istituto per i beni artistici, culturali e naturali dell’Emilia Romagna, la Soprintendenza Archivistica per l’Emilia Romagna, la Provincia di Modena e il Cedoc (Centro di documentazione) della Provincia di Modena.

Il progetto, che ha preso avvio nella primavera del 2008 e ha visto l’alternarsi di momenti formativi ed esperienze scientifiche, vede tra i suoi obiettivi la messa in linea degli inventari di 62 fondi archivistici, realizzati con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena e l’attività di 42 istituzioni archivistiche, pubbliche e private.

Gli inventari, consultabili accedendo alla piattaforma IBC-xDams o, in alternativa, il sistema informativo delle Soprintendenze archivistiche SIUSA Emilia Romagna, sono accessibili in forma libera e gratuita.

Tra questi è consultabile l’inventario delle carte relative all’Assistenza psichiatrica della Provincia di Modena (1865-1985) a cura di Renata Disarò, Alessia Francesconi e Chiara Pulini, che documenta un secolo e mezzo di storia dell’assistenza modenese ai malati di mente indigenti, per i quali la Provincia si accollava le spese di ricovero.

L’inventario descrive all’incirca 1350 unità, tra fascicoli e registri, in parte inseriti  nel Carteggio di Amministrazione generale, all’interno della classifica dedicata ai procedimenti inerenti le funzioni di Beneficienza e Assistenza, in parte all’interno di serie specifiche costituite da “cassette isolate” dedicate a temi di particolare rilevanza.

Tutto il voluminoso carteggio, oggi analiticamente descritto, ruota attorno alla principale funzione che in questa materia veniva assolta dalla Provincia: vagliare la legittimità delle richieste di sussidio per garantire l’assistenza ai malati bisognosi. Si susseguono così, di anno in anno, voluminosi fascicoli generali e numerosi fascicoli personali, che raccolgono la corrispondenza intercorsa tra l’Amministrazione provinciale e una miriade di soggetti diversi tra i quali lo Stato centrale, che  trasmette norme, circolari e disposizioni  e gli ospedali psichiatrici, sede di ricovero dei malati modenesi, primi tra tutti il Manicomio di Reggio Emilia per i “matti violenti”,  il Manicomio di San Giovanni in Persiceto per i “matti tranquilli” e l’Ospedale bolognese di Bertalia, per il ricovero dei minori.

Particolarmente significativa la corrispondenza con i comuni della provincia che, in quanto luogo di residenza degli ricoverati, dovevano produrre i certificati identificativi degli ammalati sia sul piano anagrafico che patrimoniale, per giustificare l’indigenza del soggetto.

Infine, anno per anno, i fascicoli si riempiono di atti interni prodotti dalla Ragioneria, impegnata nella faticosa gestione delle ingenti spese da sostenere per rimborsare le strutture ospedaliere italiane, in assenza di un ospedale locale. Per un paradosso, è proprio questa evidente “assenza” a costituire il metro della specificità della documentazione modenese dove troviamo convenzioni con ospedali, riviste e opuscoli pubblicitari prodotti dalle strutture private, atti del contenzioso con strutture ospitanti giudicate troppo esose rispetto i costi pattuiti e, infine, progetti di ospedali psichiatrici che a più riprese ritornano a popolare i fascicoli ogni volta che l’Amministrazione valuta l’opportunità di risparmio attraverso la costruzione di una struttura propria.

Di grande interesse la serie dei fascicoli dedicati alla costruzione dei dispensari di salute mentale che, a partire dagli anni Cinquanta del Novecento, segnarono una inversione di tendenza nella concezione dell’intervento pubblico nell’ambito dell’assistenza psichiatrica.

All’inventario, oggi disponibile alla consultazione on line, si affianca il volume dal titolo “Povere menti. La cura della malattia mentale nella Provincia di Modena fra Ottocento e Novecento” (2008) a cura di Andrea Giuntini. Docente di Storia economica presso l’ateneo modenese.

Pubblicato: 25 Ottobre 2010Ultima modifica: 12 Luglio 2022