Continuare a lavorare per accrescere la rappresentanza delle donne nelle istituzioni politiche locali. È questo uno degli obiettivi primari che si è posta la Conferenza delle elette della Provincia di Modena, riunitasi lunedì 6 giugno per l’assemblea annuale. Un risultato che si può raggiungere, come ha affermato la parlamentare Isabella Bertolini, «sostenendo l’approvazione della legge Carfagna che prevede la possibilità di esprimere una doppia preferenza, maschile e femminile, per i candidati alle elezioni amministrative», ma anche, come ha sottolineato Marcella Valentini, assessore provinciale alle Pari opportunità, «proseguendo il lavoro di sensibilizzazione già iniziato dalla Conferenza nella scorsa legislatura per favorire, nei Comuni che ancora non l’hanno fatto, l’inserimento negli statuti della norma antidiscriminatoria che impone l’aumento della rappresentanza femminile». A oggi, sui 47 Comuni della provincia sono 20 quelli che hanno adottato nel proprio statuto la norma antidiscriminatoria che prevede una rappresentanza paritaria, o comunque non inferiore a un terzo, di uomini e donne nelle giunte, e nove quelli che hanno approvato l’ordine del giorno che richiede di introdurla.
L’assemblea, presieduta dalla presidente e dalla vice presidente della Conferenza delle elette, Grazia Baracchi e Claudia Severi, si è inoltre focalizzata sul tema del lavoro al femminile sul territorio modenese che, in base ai dati forniti dalla consigliera di parità Barbara Maiani, «ha tenuto, nei numeri, più di quello maschile ma ha pagato la crisi con retribuzioni più basse e un aumento della precarietà, soprattutto nella forma del contratto a chiamata». Mara Bernardini, componente del consiglio di amministrazione di Hera (una delle due donne presenti su un totale di 18 componenti), è intervenuta sulla proposta di legge che prevede una quota minima, prima di un quinto e poi, a regime, di un terzo, di donne anche nei consigli di amministrazione: «Una norma che sta incontrando grosse difficoltà ma che, anche se le quote non ci piacciono, è necessaria se vogliamo modificare la situazione attuale che vede una percentuale irrisoria di donne nei consigli di amministrazione di imprese che non siano a conduzione familiare».