E’ questo il periodo in cui si concentrano la maggior parte delle circa 350 segnalazioni dei cittadini che la Polizia provinciale di Modena riceve in media ogni anno per problemi legati all’attività venatoria, tra i quali spicca il mancato rispetto delle distanze di sicurezza da strade e abitazioni.
Le chiamate arrivano al numero 059 209525, attivo tutti i giorni dalle ore 6,30 alle 18,30, oppure tramite il software regionale Rilfedeur, disponibile anche dal sito della Provincia, cliccando “Urp” poi “segnalazione e reclami”.
Come sottolinea Fabio Leonelli, comandante della Polizia provinciale «il problema più sentito dai cittadini è il mancato rispetto della distanza di sicurezza di 50 metri per le strade e 100 per le case, punito con una sanzione di 206 euro. Le possibilità di segnalare ci sono e invitiamo i cittadini a chiamare la Polizia provinciale perché la loro collaborazione è fondamentale per garantire un maggiore rispetto delle regole».
Sul controllo del regolare svolgimento dell’attività venatoria sono impegnati 15 agenti della Polizia provinciale e 70 guardie volontarie che garantiscono, con il coordinamento degli agenti, la vigilanza sul territorio.
Quest’anno dall’avvio il 16 settembre della caccia alla selvaggina stanziale che coinvolge oltre quattro mila cacciatori modenesi più circa 1.500 da altre province, la Polizia provinciale ha effettuato centinaia di controlli soprattutto nelle aree di maggiore affluenza intorno a Modena e comuni confinanti, oltre all’area nord del territorio provinciale; i verbali emessi sono stati circa 50, soprattutto per il mancato rispetto delle distanze da abitazioni e strade e per non aver indossato gli indumenti ad alta visibilità, obbligatori per tutti i cacciatori per motivi di sicurezza.
Gli agenti controllano qualcosa come 250 mila ettari di territorio, circa 160 mila ettari di superficie cacciabile, 60 mila ettari di aree protette e le aree vicine ai centri abitati dove è vietato cacciare; inoltre gestiscono e coordinano i piani di controllo, in particolare dei cinghiali, per evitare danni all’agricoltura, e quelli sulla nutria per la salvaguardia degli argini dei fiumi in collaborazione con i coadiutori formati ed i Comuni.