I destinatari del Fondo “salvasfratti” sono le famiglie che a causa della crisi economica non riescono a far fronte al pagamento del canone di locazione della casa. Per poter accedere al contributo – che potrà arrivare alla cifra massima di seimila euro, in rapporto al reddito familiare – la famiglia colpita da procedura convalidata di sfratto dovrà avere un valore Isee non superiore a 10mila euro. Dovrà inoltre attestare che almeno un componente si trova in cassa integrazione, mobilità, contratto di solidarietà, ha cessato l’attività o è stato licenziato a seguito di chiusura aziendale, riduzione del personale, licenziamento o dimissioni per giusta causa con ricorso alla Direzione provinciale del lavoro e iscritto al Centro per l’Impiego. I lavoratori autonomi o con partita Iva dovranno dimostrare di aver avuto un calo almeno del 30 per cento del reddito.
I beneficiari del contributo sono i proprietari degli immobili per i quali sia già convalidata una procedura di sfratto presso il tribunale. Per poterne usufruire, il proprietario dell’immobile dovrà impegnarsi a diminuire l’importo del canone d’affitto del 20 per cento per l’anno di durata del contributo e a non proseguire nella procedura di sfratto esecutivo per lo stesso periodo. Il conduttore si impegna a versare la quota del canone di affitto non coperta dal contributo.
Questi i principi di massima, sui quali sta proseguendo il confronto con le organizzazioni sindacali e le associazioni della proprietà edilizia.