Di politica e di filosofia

Patrizia Cuzzani, Capogruppo Gruppo misto.
[n. 5 - ottobre 2012 - Dal Consiglio]

Autunno tempo di bilanci consuntivi: di fronte ai dati relativi ad occupazione, consumi, inflazione, produttività, esportazioni Monti tardivamente chiarisce che era tutto previsto, e che, come mai, non sapevate?
Qualche giorno prima, però aveva detto che la ripresa era alle porte, la famosa luce in fondo al tunnel (che qualcuno ha pensato fosse un treno ad alta velocità , come al solito fuori orario). Il rapporto deficit/Pil è ormai all’8%, e se una delle soluzioni è vendere beni pubblici (e il pensiero va ai beni culturali, con angoscia), vuol dire che siamo alla frutta, ma anche che è, forse, ora di dire “bona lé”.

Anziché aumentare il valore del lavoro, sia sotto forma di beni e servizi sia in riferimento alle retribuzioni e alle tassazioni, si sta aumentandone il costo, avviando il sistema produttivo italiano verso una nuova depressione.

In questo 2012 in cui la recessione è finalmente nominata ed esposta nella sua pericolosità nei confronti della coesione sociale, emerge anche lo sfibramento e la dispersione di un sistema politico democratico creato dai nobili costituenti nell’epoca post-resistenziale.

La causa dello sviluppo di opinioni e movimenti populisti di destra o di sinistra, risiede essenzialmente nella risposta tecnocratica che si è voluto dare all’impasse della politica, che è concausa del fenomeno populista ,data la sua colpevole latitanza nel rilanciare un nuovo, necessario, progetto democratico condiviso.

Il modello sociale ed economico finora attuato, si è trasformato da strumento d’integrazione sia economica sia socio-solidale, in bandiera ideologica, sterile e autoreferenziale.

La politica e i suoi strumenti primari di contatto con il popolo, i partiti, hanno perso ogni funzione pedagogica, critica e propositiva, soprattutto hanno una fortissima crisi di rappresentanza, una imprescindibile necessità di nuove élites.

Oggi la classe politica presenta troppe figure incompetenti, irresponsabili e  disoneste. Non tutti, certo, ma leggendo le pagine dei giornali oggi (20 settembre 2012) riesco a trovare troppi elenchi di ruberie di denaro pubblico e pochissimi buoni esempi, da indicare o da seguire.

Aprendo giornali o social network, si leggono proposte su primarie, riforme elettorali (necessarie, ma ridicole nelle proposte palesemente costruite sull’ossatura e la storia di ogni singolo partito), o liti su unioni di fatto o sancite da un officiante (quando basterebbe cambiare e adeguare la legge all’evidente ed irreversibile cambiamento strutturale della famiglia moderna), e, soprattutto, sul ricambio pseudo-generazionale. Un colloquio sterile fra addetti ai lavori che si muovono solo per consolidare il proprio posizionamento (volgarmente definito poltrona).

Sebbene sia consapevole che la mia età non può, e non voglio, inserirmi nelle giovani generazioni, penso che non sia una questione di età (giovane è bello, vecchio è muffa), ma di competenza, progettualità, capacità decisionale, propensione all’innovazione e stile di leadership.  E idee, tante, reali, ben comprensibili e ben spiegate.

La lucidità di un partigiano di 89 anni è imparagonabile a quella di ventenne che pensa che la politica sia l’occupazione o la sistemazione per la sua vita. Ecco, l’ho detto, arrabbiatevi.

Davanti ad una crisi di sistema irreversibile, se ne temono le conseguenze, consci che finora si è gestito in un qualche modo il benessere, l’abbondanza a volte il superfluo: io penso che si debba guardare a questo innanzitutto come ad una prospettiva di cambiamento verso un nuovo modo di intendere politicamente  il funzionamento dell’economia e del benessere della società. Come? Con coraggio e con la forza delle idee, con alleanze e programmi coerenti, con orientamenti precisi e relazionati al reale, che il populismo oggi imperante non ha, ma che chi vuole fare politica ed essere preso sul serio deve avere.

Dopo aver rabbrividito nel vedere il duo televisivo “I soliti idioti” sul palco del festival della Filosofia 2012, urge ricordare Aristotele secondo cui “è verosimile che l’inverosimile accada”. E per questo occorrono due cose: onestà e passione.

Pubblicato: 26 Settembre 2012Ultima modifica: 08 Luglio 2022