Gli obiettivi della UE in materia energetica, si rifanno al Protocollo di Kyoto ed assumendo la sua base line (1990) puntano entro il 2020, ad una riduzione delle emissioni di gas serra di almeno il 20%, ad una maggiore efficienza energetica del 20% e ad un incremento della produzione da fonti rinnovabili del 20%. Questi tre obiettivi sono tra loro integrati e complementari e possono essere raggiunti solo attraverso appropriate azioni comunitarie, nazionali, regionali e locali.
Da qui parte la sfida e si innesca l’acceso dibattito degli ultimi mesi sulla produzione di energia da fonti rinnovabili, sugli incentivi, sulla localizzazione degli impianti e l’uso/consumo di suolo, sui sistemi produttivi, su ricerca ed innovazione, su riqualificazione edilizia, sulla definizione di nuovi stili di vita, insomma sulla capacità di determinare politiche e scelte che, prendendo vita dal tema della produzione di energia, vanno ad investire ogni ambito della nostra vita pubblica e privata, dei nostri territori, della nostra società.
Questo perché produzione di energia da fonti rinnovabili significa non solo difesa dell’ambiente, ma anche impresa, occupazione, opportunità di sviluppo di progettualità nuove all’interno dei nostri territori. Le politiche legate all’energia infatti, ed all’energia pulita in particolare, investono per forza di cose anche le scelte inerenti le politiche per l’efficientamento energetico del patrimonio edilizio esistente e quindi l’edilizia, la ricerca di nuove tecnologie, lo sviluppo di nuove attività imprenditoriali legate alla green-economy.
Per questo diventa sempre più impellente la necessità di politiche nazionali coerenti che anziché procedere per “tentativi” con numerose modifiche, incertezze e forte discontinuità nei contenuti, e con una logica a “spot” (che accontenta/scontenta operatori), abbiano una visione d’insieme almeno in alcune direzioni fondamentali:
- la relazione tra energia primaria e applicazioni d’uso, smettendola una volta per tutte di guardare solo alla generazione elettrica;
- la relazione tra energia rinnovabile prodotta e quella consumata prestando interesse al bilancio dell’energia (rendimento, trasformazione, rete) e al consumatore (informazione, certificazione di qualità, green pricing);
- riconoscere le vocazioni e peculiarità dei territori ed insieme l’importanza del coinvolgimento attivo dei cittadini;
- documentare il costo del sussidio che la collettività (sotto forma di maggiori prezzi finali o di aggravio in componenti dedicate della bolletta energetica) dovrà sostenere nel breve e lungo termine per sviluppare il percorso di crescita delle rinnovabili all’interno delle proprie “scelte” di consumo.
Però prima ancora di preoccuparsi del “sussidio” occorre fissare le modalità e le azioni con cui si vuole conseguire gli obiettivi, un percorso che deve essere delineato a partire da una strategia energetica e ambientale nazionale complessiva (se ce ne fosse una!) ed al fine di rappresentare gli interessi di tutti (in quanto collettività e non come somma di interessi). Un’analisi quindi che necessariamente richiede una valutazione analitica dell’efficienza, dell’efficacia e degli effetti redistributivi delle misure di incentivazione. Solo a valle di questa valutazione è possibile selezionare gli strumenti migliori da sviluppare sotto il profilo pubblico.
In questa valutazione è necessario analizzare tutte le produzioni (solare, eolico, bioenergie, geotermia, idro) ma soprattutto tutte le applicazioni, con l’obiettivo di promuovere l’efficienza energetica delle produzioni e degli usi e quindi il risparmio di energia primaria e secondaria (gamba fondamentale del tavolo della politica energetica).
All’interno di tutto questo la definizione di ogni politica ed ogni azione non può prescindere da due elementi che diventano strategici: i territori nelle loro peculiarità e complessità ed il coinvolgimento attivo dei cittadini.
Nella definizione delle politiche per lo sviluppo dell’energia rinnovabile non si tratta molto semplicisiticamente di operare alcune scelte per la “difesa dell’ambiente” ma di definire una nuova visione di futuro per una società sostenibile.