La modalità scelta dal governo Monti per arrivare all’abolizione delle Province è sbagliata e potenzialmente dannosa.
È questa la posizione comune a tutti i gruppi consiliari del Consiglio provinciale di Modena emersa dal dibattito seguito alla comunicazione del presidente Emilio Sabattini che, sulla chiusura dell’ente, aveva spiegato che «la modalità scelta in un primo momento avrebbe creato un corto circuito, non tanto per i politici ma per il rischio di “congelare” investimenti e attività. L’intervento sulle Province deve invece rappresentare – ha affermato il presidente – la prima tappa di un percorso di riordino dell’intero sistema istituzionale al quale intendiamo concorrere».
È in corso, ha aggiunto il presidente del Consiglio provinciale Demos Malavasi, «un processo di cambiamento “costituente” che deve riguardare tutti gli organi dello Stato e che ci deve vedere come protagonisti attivi. Ma finché le cose non saranno definite – ha ricordato Malavasi – la Provincia continua a lavorare a pieno regime e nella pienezza delle proprie funzioni per dare risposte ai cittadini su tutte le questioni che sono di nostra competenza».
Aprendo il dibattito, Fabio Vicenzi (Udc) ha sostenuto che «le modalità drammatiche della manovra, che hanno investito anche gli enti locali, sono conseguenti ad una stagione politica che non è stata in grado di decidere alcunché. Ma il rigore – ha proseguito il consigliere – è basato su scelte strutturali ed è la base per costruire un futuro migliore con scelte positive, come quella delle detrazioni per l’Imu, che tengono in maggiore considerazione la famiglia».
Contrario alla manovra («fra le peggiori mai varate») ma a favore della soppressione delle Province Sergio Pederzini (Idv) per il quale però è necessario «un percorso strutturato, condiviso e partecipato che coinvolga Regioni e Comuni e che consideri la necessità di una struttura che dia risposte celeri ai cittadini, in particolare sui temi dove la Regione è distante».
Per Denis Zavatti (Lega nord), invece, «il taglio netto delle Province è un danno per l’Italia. Al contrario, andrebbero aumentate funzioni e competenze per permettere all’ente di svolgere al meglio il proprio lavoro. La manovra – ha aggiunto Zavatti, preoccupato per l’impossibilità di chiudere il bilancio – bloccherà l’economia e gli investimenti sul territorio».
Dante Mazzi (Pdl) ha definito «chiaramente inaccettabile» il metodo scelto dal governo che «infatti è dovuto tornare sulle sue decisioni viziate da problemi istituzionali e giuridici non di poco conto. Ma in nome di una politica responsabile – ha affermato il consigliere – è necessario accompagnare il processo di chiusura, lasciando ai successori la situazione migliore possibile, e non arroccarsi in inutili resistenze».
Preoccupato per il metodo anche Luca Gozzoli (Pd) che si è domandato «come saranno ridisegnati ruoli e rapporti istituzionali e che fine faranno enti disegnati sugli ambiti provinciali, come le Prefetture e le Camere di commercio, che svolgono funzioni fondamentali». Secondo il consigliere inoltre, è necessario considerare che «quando la programmazione si allontana dal territorio, ad avere più voce in capitolo sono i poteri forti mentre ne esce ulteriormente indebolita la maggior parte dei cittadini».
Per Patrizia Cuzzani (gruppo Misto) è necessario «rivisitare l’intero impianto istituzionale dell’Italia condividendo il percorso con Regioni e Comuni, senza dimenticare che la Provincia si è rivelata un ente intermedio di grande importanza e che, in quanto eletto democraticamente, non può essere interrotto».