Il giorno più lungo

Le prime 40 ore del terremoto nella Bassa modenese.
[n. 4 - Terremoto nel modenese]

Domenica 20 maggio ore 4.03 una spaventosa scossa di terremoto di magnitudo 5.9 si abbatte sui paesi della bassa modenese e ferrarese e da lì si propaga per tutto il nord Italia.

Per Rita Nicolini, responsabile della Protezione Civile di Modena, immediata la percezione della gravità del sisma e della vicinanza dell’epicentro. Dopo l’esperienza dei terremoti dell’Umbria e dell’Aquila, l’incredula certezza che questa volta il sisma ha colpito noi. Dal cellulare sempre in contatto con la sala operativa della Protezione Civile nazionale l’attesa di una chiamata, l’avviso della localizzazione dell’epicentro tarda ad arrivare. Alle 4.07 la prima telefonata da un collega di Finale, una disperata richiesta di aiuto. Riguardando in rete le registrazioni dei terremoti nelle ore precedenti, tutto presuppone un epicentro nella zona di Finale. La decisione è presa, occorre andare in quell’area. Scatta l’allarme generale della protezione civile, tutti gli operatori della Provincia convocati immediatamente nella sede di Marzaglia per aprire la sala operativa e attivare i mezzi di soccorso. I telefoni ancora funzionano, ci si consulta con Stefano Vaccari, assessore all’ambiente e protezione civile, si segnala la gravità della situazione al presidente Emilio Sabattini.
Rita Nicolini e alcuni operatori provinciali di Protezione Civile si portano sui luoghi colpiti per aiutare ad organizzare i Coc (Centri operativi comunali). Alle 5.10 si raggiunge Finale Emilia; nel frattempo da Roma la Protezione civile conferma che l’epicentro è localizzato nelle campagne fra Finale Emilia, Massa Finalese e San Martino in Spino. La realtà che si presenta è ancora più drammatica del previsto, alle prime luci dell’alba. Il fumo e la polvere si alzano dalle macerie di tanti edifici, alcuni stanno bruciando, la gente in strada spaventata, le scosse si susseguono senza tregua.
Si decide di concentrare l’attenzione nei quattro comuni che sembrano più colpiti, Finale, San Felice, Cavezzo, Mirandola. In tutti i paesi i centri sono disastrati, i municipi inagibili, i sindaci e gli amministratori locali sono tutti presenti, cercano di organizzare i primi soccorsi, con i loro tecnici, con i vigili urbani e i vigili del fuoco già arrivati da Modena, con i volontari di protezione civile di Finale e San Felice che di terremoti ne hanno già visti e sanno come agire, con i carabinieri e la polizia. La situazione è drammatica, caotica, mantenere lucidità in queste condizioni è un’impresa. Anche a rischio di essere sepolti negli uffici pericolanti si recuperano un minimo di attrezzature per dare vita ad un Coc, qualche tavolo, qualche sedia, le carte del paese, i pc portatili. Si organizzano le prime squadre di soccorritori, si temono morti e feriti sotto le macerie. Si setacciano le strade dei centri, una per una, con la gente si fanno mini censimenti di isolato, ci si conta, il bilancio nei paesi del modenese per fortuna è rassicurante.

Allertati secondo le modalità previste dal Piano provinciale di protezione civile, i volontari di Modena sono pronti a far partire la prima colonna mobile.
Nel frattempo nella sede di Marzaglia entra in funzione il CCS, il Centro Coordinamento Soccorsi. Alle 6.00 i telefoni sono già rossi, le chiamate dai diversi Comuni si susseguono, le segnalazioni di distruzioni, di gente disperata nelle strade, le richieste di aiuto segneranno le prime 40 lunghissime ore del dopo terremoto. Tutto quello che era stato solo ipotizzato sulla carta diventa realtà.

Il 118 con le ambulanze è già sul posto per soccorre i feriti; immediatamente, su segnalazione dei vigili del fuoco, viene decisa l’evacuazione dell’ospedale di Finale, e via via della altre strutture sociosanitarie.
I tecnici dei lavori pubblici della Provincia partono per un primo controllo delle infrastrutture stradali, in particolare dei ponti. Si chiudono e transennano tratti di strade, gli operai della viabilità a sorvegliare e regolare il traffico. Subito dopo, partono le squadre per le prime verifiche nelle scuole provinciali.
Viene insediata a Marzaglia l’unità servizi essenziali, i tecnici di Hera controllano il funzionamento delle reti gas, elettricità, acquedotti, fognature, si lavora perché ai disastri del terremoto non si aggiungano altre emergenze causate in particolare fughe di gas.
La colonna mobile di Modena raggiunge Finale e come dai piani raggiunge l’area destinata a tendopoli e comincia a dispiegarsi, a mezzogiorno si sfornano i primi pasti.

Alle 10.00 Gabrielli, responsabile della Protezione civile nazionale, assieme ai suoi funzionari raggiunge in elicottero la zona di Finale e grazie anche ai rilievi dall’alto si comprende la vastità dell’area interessata dal sisma, sono oltre 12 i comuni colpiti. Si attivano tutte le procedure per fare intervenire le diverse colonne mobili di soccorso.

Nel pomeriggio si ritorna a Marzaglia per dare una stabile organizzazione alla macchina dei soccorsi. Dopo le prime 16 ore dalla scossa sono già montati e funzionanti 3 campi per sfollati per oltre 1000 persone, dopo 40 ore, le più lunghe di questa emergenza, i campi saranno 12 distribuiti fra i vari comuni.

Pubblicato: 11 Luglio 2012Ultima modifica: 11 Luglio 2022