Il Nuovo Piano dei Rifiuti, pro e contro

Patrizia Cuzzani, Capogruppo Gruppo misto.
[n. 3 - maggio 2012 - Dal Consiglio]

Risale al lontano 1975 la Direttiva con cui l’allora Comunità Europea (oggi UE) riprendendo un “indirizzo” già formulato dall’OCSE, fissò i principi base per la gestione corretta dei rifiuti definendo una gerarchia; prima la riduzione, poi il recupero di materia, il “recupero energetico”. Sostanzialmente l’incenerimento dei materiali combustibili, o la fermentazione aerobica di quelli organici, con utilizzo energetico del biogas prodotto avrebbero dovuto riguardare solo il materiale non altrimenti recuperabile. Infine veniva prevista la discarica, riservata esclusivamente ai residui dei precedenti processi.

In tutte le norme ambientali degli Stati emembri, poi a cascata nelle leggi regionali, nei piani provinciali e comunali e in quasi tutti i contratti di servizio stipulati tra i comuni e le aziende (o multiutility) di igiene urbana, questa gerarchia è stata obbligatoriamente inserita, ma mai applicata con quest’ordine.
A Modena è stata applicata esattamente all’inverso, prima si è puntato sulle discariche, mettendole a norma, poi sull’incenerimento tramite il termovalorizzatore “di seconda generazione” (con recupero di energia e con filtri per l’abbattimento delle emissioni inquinanti), poi è stata introdotta la raccolta differenziata per il recupero di materia e si è puntato pochissimo sul riuso, condizione che ritengo il principio numero uno quando si parla di rifiuti. Produrre meno rifiuti è possibile, è questione di educazione al rifiuto zero.
L’Unione Europea  con la Direttiva 2008/98, la più recente revisione della normativa comunitaria sui rifiuti, peraltro recepita dall’Italia, introduce le attività di “preparazione al riuso”.  Si parla quindi di uno stile di vita, di consumi più sobri e di attenzione nell’acquisto (ma oggi  comprare solo quello che ci serve è diventato obbligo per sopravvivere).

Ritengo quindi che si debba cominciare a chiedere collaborazione ai grandi sistemi distributivi commerciali, per avviare piani di eliminazione degli imballaggi introducendo quelli atti al riuso, eliminare gli shopper di plastica a favore di quelli di stoffa, eliminare piatti e bicchieri di carta, avviare il più possibile il vuoto a rendere, la vendita ala spina dei prodotti sfusi, educare all’acqua in brocca (la buona “acqua del sindaco”) ed avviare processi educativi nelle scuole e nelle comunità (biblioteche, centri culturali, centri associativi).
Sono certa che tutto questo comporta impegni specifici da parte delle aziende produttrici, nonché la revisione della logistica, ma direi che è la parte su cui ci dobbiamo orientare maggiormente, quella su cui concentrare l’impegno civico degli amministratori e dei cittadini, per andare verso una nuova, e indispensabile, etica dell’ambiente.

Ho votato a favore del Piano Provinciale per i Rifiuti, sia perché la Legge Regionale 23 del 23.12.2011 (Norme per l’organizzazione territoriale delle funzioni relative ai servizi pubblici  locali dell’ambiente)  introduce la modifica della perimetrazione territoriale degli ambiti territoriali ottimali facendoli coincidere con l’intero territorio regionale, superando quindi i confini provinciali e mettendo in discussione la delega alle Province inerente la pianificazione provinciale in materia di rifiuti, sia perché in tale Piano (che diviene quindi una mera proposta provinciale, che verrà unificata dalla Regione in un unico Piano direttore che comprenderà i Piani di tutte le Province emiliano-romagnole) vedo rispettati principi che ritengo fondamentali.

Vedo “congelare” la terza linea del termovalorizzatore modenese, vedo che ci si propone una raccolta differenziata per il 65% (con una interessante proposta orientata verso il 70%) e vedo che le discariche saranno eliminate. Su quest’ultimo punto auspico che sia fatta immediatamente chiarezza sulle due discariche pericolose poste sul territorio di Modena.
Poi ho un grande dubbio, vale a dire temo che con questo “accentramento” il controllo e lo scambio fecondo con il cittadino (e con le sue esigenze ed opinioni, insomma con la su voce) vada allentandosi, ma auspico che questo nuovo organismo (che va a sostituire i 9 ATO), denominato ATERSIR (Agenzia territoriale dell’Emilia-Romagna per i servizi idrici e i rifiuti) svolga al meglio i suoi compiti (senza aggiunta di costi per cittadini, soprattutto in termini di personale) di ottimizzazione delle soluzioni gestionali.

Insomma, voto a favore, con molti dubbi e senza allentare il controllo sul futuro.

Pubblicato: 07 Maggio 2012Ultima modifica: 08 Luglio 2022