La mafia vicina

In Emilia ha preso corpo una "mafia quotidiana" che tocca tutti.
In Consiglio l’incontro con il giornalista Giovanni Tizian.
[n. 3 - maggio 2012]

«Le mafie vorrebbero che calasse il silenzio sulle loro attività criminali, ma grazie al lavoro di Giovanni Tizian e di tanti altri giornalisti come lui questo non sta accadendo». È con questo saluto che Demos Malavasi, presidente del Consiglio provinciale di Modena, ha aperto l’incontro con l’autore del volume “Gotica” e di numerose inchieste sulle infiltrazioni della criminalità organizzata.

«La n’drangheta ha dato vita a una “mafia quotidiana” che si insinua, attraverso le sue imprese, nella vita economica di tutti i giorni facendosi forte anche di un’omertà diffusa tra gli imprenditori e basata non tanto sulla paura quanto sulla convenienza. Una mafia che in questo modo taglia fuori gli imprenditori onesti e che ci riguarda tutti da vicino». A spiegarlo è Giovanni Tizian, il giornalista autore del volume “Gotica” sotto scorta da mesi per le sue inchieste sulle infiltrazioni della criminalità organizzata, nel suo intervento al Consiglio provinciale di mercoledì 28 marzo.
Segnali di un forte radicamento della n’drangheta sono ormai evidenti sia in Emilia Romagna che a Modena. Mafiosi calabresi provenienti dalla piana di Gioia Tauro, e non solo casalesi, operano nei territori modenesi e reggiani attraverso un’efficientissima organizzazione di tipo imprenditoriale che si muove soprattutto nei settori dell’autotrasporto, immobiliare, logistica e gioco d’azzardo legale.

La n’drangheta, ha affermato Tizian, è in grado di adeguarsi al mondo che cambia, «ha mutato pelle, e quegli anticorpi che in Emilia hanno sempre funzionato contro la mafia tradizionale che si presentava chiedendo il pizzo, oggi non bastano più. È necessario combattere non solo contro l’organizzazione ma anche contro una mentalità “mafiosa”, oggi molto diffusa, in base alla quale è accettabile qualunque strumento ci permetta di arrivare prima alla meta. È importante quindi – ha concluso – che la Direzione investigativa antimafia (Dia) prevista a Bologna sia presto operativa e sia dotata degli uomini necessari. Perché la Dia non svolge solo un’azione repressiva ma anche una, fondamentale, di controllo e mappatura del territorio che permette ai cittadini di capire meglio chi è colluso con la mafia. A quel punto sta alla responsabilità di ciascuno decidere secondo etica o secondo convenienza».

E proprio all’importanza di «ribellarsi all’indifferenza» ha fatto riferimento il presidente della Provincia Emilio Sabattini nelle conclusioni in cui ha rivendicato «il ruolo centrale della politica, che deve essere esemplare e reagire, sollecitando lo Stato a modificare alcune regole non condivisibili, quali ad esempio quelle relative i soggiorni obbligati». Sabattini infatti ha citato la recente disposizione della questura che fissa l’ordine di residenza a Nonantola per un casalese al centro di numerose inchieste.

«Il nostro territorio – ha aggiunto il presidente della Provincia – ha già dato, dobbiamo chiedere che quelle norme vengano modificate. Così come chiediamo al mondo economico di essere coerente rispetto alla necessità di non lasciare aperti dei varchi a chi poi distrugge il mercato. Rispetto agli appalti, per esempio, anche i privati devono essere richiamati alla propria responsabilità».

Pubblicato: 09 Maggio 2012Ultima modifica: 08 Luglio 2022