Di fronte al rischio concreto di infiltrazioni della malavita organizzata nel territorio modenese «servono scelte forti e convincenti. Non è sufficiente lanciare allarmi, dobbiamo esercitare fino in fondo la nostra responsabilità». L’ha affermato il presidente della Provincia di Modena Emilio Sabattini concludendo il dibattito in occasione del Consiglio provinciale straordinario dedicato all’impegno dei cittadini e delle istituzioni nella lotta alle mafie. «Le istituzioni devono fare un passo avanti per quanto riguarda l’Osservatorio provinciale degli appalti – ha aggiunto – sollecitando ad aderire anche i Comuni che finora non l’hanno fatto. Ma non è sufficiente: è necessario che lo stesso sistema di regole venga recepito anche dai privati. Non basta parlarne nei convegni, bisogna passare ai fatti». Sabattini ha sottolineato inoltre la necessità di estendere il monitoraggio dell’Osservatorio anche ad altri campi: «Oltre all’edilizia c’è il tema, delicatissimo, dei servizi che può offrire punti di grande vulnerabilità a causa della crisi finanziaria che spinge sempre più spesso ad assegnare appalti al massimo ribasso. È su questo fronte che dobbiamo vigilare con la massima attenzione, richiedendo a tutti comportamenti coerenti a difesa della legalità».
Fabio Vicenzi (Udc) ha sostenuto che «occorre un nuovo patto sociale a sostegno della lotta alla mafia. E, poiché i comportamenti educano più delle parole, l’educazione alla legalità non può prescindere dall’esempio personale di tutti a partire dalla politica». Dello stesso parere Patrizia Cuzzani (Idv) per la quale «bisogna guardarsi dal silenzio sulle mafie: chi vuole parlare deve avere spazio e tutela perché la mafia corrompe e trasforma la democrazia in una parola vuota». Secondo Bruno Rinaldi (Pdl) per combattere la mafia è necessario «recuperare, soprattutto da parte di noi politici, la capacità di scandalizzarsi e di rinunciare agli aspetti seduttivi, come i soldi e il potere, che la criminalità organizzata presenta». Davide Baruffi (Pd) ha affermato che «l’argine che impedisce a una presenza mafiosa di radicarsi è la comunità ed è compito delle istituzioni locali impegnarsi per costruirla». D’accordo Luca Ghelfi (Pdl) che ha sottolineato come «all’indifferenza si debba reagire attraverso un’azione culturale che punta all’integrazione degli ultimi perché non cadano in mano alla malavita». Per Elena Gazzotti (Pd) le istituzioni «dovrebbero rafforzare ulteriormente la loro azione di contrasto e prevenzione nell’ambito degli appalti, del lavoro e anche della scuola che, nel nostro territorio, vanta un’incredibile ricchezza di progetti di educazione alla legalità che avrebbero bisogno però di essere approfonditi». La mafia è «fenomeno di importazione nei nostri territori», ha sostenuto Stefano Corti (Lega nord) e la si combatte efficacemente «anche con pene certe e severe». Per Sergio Pederzini (Idv) «nei periodi di crisi come questo è necessario tenere altissima l’attenzione per evitare che imprenditori in difficoltà accettino di svendere la propria azienda ad acquirenti di dubbia moralità ma che comprano in contanti» e Mauro Sighinolfi (Pdl) ha sollecitato «un maggior coinvolgimento degli istituti bancari».