Più Europa e sostegno al governo Monti

Ecco la ricetta per fronteggiare la crisi.
Fabio Vicenzi, capogruppo UDC.
[n. 1 - febbraio 2012 - Dal Consiglio]

La speculazione internazionale contro l’euro ha individuato l’Italia come anello debole della catena che lega fra loro gli Stati che hanno adottato una moneta comune e si sono costituiti di fatto come avanguardia verso una unione sempre più stretta, anche politica, dei popoli europei. In Italia si gioca una parte decisiva della partita per il futuro dell’Europa.
Si sente parlare tra di noi, a volte con grande leggerezza, del fallimento dell’euro e di un ritorno indietro verso l’epoca degli Stati nazionali, o peggio, di ipotetici Stati subnazionali. Non so se è chiaro a tutti che cosa questo vorrebbe dire: proprio la crisi presente mostra con evidenza che possiamo essere sovrani insieme come europei, oppure possiamo essere meno oggetto delle decisioni dei poteri forti di questo mondo, perdendo la nostra sovranità ciascuno per conto suo. Sovranità significa anche benessere. Il fallimento dell’euro ci porterebbe un’inflazione rovinosa, che dimezzerebbe il valore dei nostri salari e dei nostri risparmi e raddoppierebbe la nostra disoccupazione. Sono consapevoli di questo scenario quei politici che, con straordinaria superficialità, oggi in Italia scommettono sul fallimento dell’euro e dell’Europa?
Le principali forze politiche italiane hanno compreso la portata della sfida ed hanno privilegiato la volontà di servire l’Italia al di sopra degli interessi di partito. L’onorevole Berlusconi ha dato le dimissioni rinunciando ad un mandato conferito dal voto popolare per consentire la formazione di un Governo più forte e con una più ampia base parlamentare.
L’onorevole Bersani ha rinunciato a chiedere elezioni che, con ogni probabilità, avrebbero visto la vittoria del suo partito, per consentire la più vasta mobilitazione di forze necessaria per affrontare la crisi. Credo che sia giusto dare atto ad ambedue dello spirito di servizio ed interesse nazionale che hanno mostrato in questa occasione.
L’UDC e tutto il Terzo Polo da tempo avevano indicato la necessità di una comune assunzione di responsabilità di tutte le forze politiche per mettere la nave dell’Italia in condizione di affrontare la tempesta. Il professor Monti, ha messo al servizio del suo Paese il suo prestigio e la sua vasta notorietà internazionale. Si è così giunti alla formazione del presente Governo, che ha sta ben operando.
Contiamo di raggiungere nel 2013 il pareggio di bilancio e di conseguire in breve, con le misure adottate e con quelle da adottare, un altro e più importante pareggio, quello della competitività dell’Italia con quella degli altri Paesi europei, primo fra tutti la Germania.
Le misure prese hanno parzialmente ripristinato la fiducia dei mercati. Sul breve periodo riusciamo a finanziarci a tassi accettabili, circa la metà di quelli del momento più acuto della crisi. Sul lungo periodo i mercati mostrano una maggiore diffidenza, anche se, negli ultimi giorni, non mancano segnali incoraggianti.
In realtà, molti temono che la conversione degli italiani alla serietà del rigore duri lo spazio di un mattino, ovvero solo fino alla fine del Governo Monti e alla fine di questa legislatura.
Ci pensino quanti, ad ogni piè sospinto, invocano nuove elezioni. Dobbiamo assicurare che la linea della serietà e del rigore continuerà comunque, quale che sia la formula politica che uscirà vincitrice dalle prossime elezioni fra un anno e alcuni mesi.
Dopo il Trattato intergovernativo sulla stabilità ci aspettiamo che l’Europa metta all’ordine del giorno una politica comunitaria per la crescita e lo sviluppo, completando il mercato interno, soprattutto quello dei servizi, dando impulso ad un grande programma di infrastrutturazione materiale ed immateriale, sostenendo la ricerca e l’innovazione, riprendendo in mano il proposito, clamorosamente mancato nel decennio precedente, di fare dell’Europa l’economia della conoscenza più sviluppata nel mondo.
La stabilità è fondamentale perché senza stabilità non vi è sviluppo, ma la stabilità è il mezzo: il fine è il lavoro, l’occupazione, il benessere, la vita buona per le cittadine e i cittadini dell’Europa.
Occorre a tutti i costi iniettare denaro nell’economia, a cominciare dallo Stato, dalle Regioni e dagli Enti Locali che devono pagare rapidamente i loro debiti verso i fornitori. Pagare i debiti dello Stato verso i fornitori è il modo migliore per iniettare denaro nell’economia in un momento in cui essa ne ha grande bisogno. È anche un dovere di correttezza e di lealtà verso i cittadini. È una vergogna per tutti noi che aziende efficienti e competitive dichiarino fallimento solo perché si sono fidate dello Stato, o di un comune, o di una regione che non pagano i loro debiti.
Alle avversità e ai pericoli che minacciano l’Europa e l’Italia resistiamo forti nella fede, nella fede e nelle virtù fondamentali del nostro popolo, nella sua laboriosità, nella sua pazienza, nella sua creatività, nella sua voglia di lavorare insieme, tutti insieme, per costruire un futuro di benessere e di pace per le prossime generazioni e per restituire all’Italia il ruolo autorevole di guida a cui ha diritto in Europa e nel mondo.

Pubblicato: 22 Febbraio 2012Ultima modifica: 14 Giugno 2022