Poic, una ferita al piccolo commercio

Ennesima occasione perduta e promesse disattese a favore della grande distribuzione.
Dante Mazzi, capogruppo PdL.
[n. 7 - luglio 2011 - Dal Consiglio]

Quando nella seduta consiliare del 6 ottobre 2010 sono state presentate le linee strategiche del POIC, il Piano provinciale del commercio, ci siamo illusi in un cambio di rotta della Giunta Sabattini e con il voto di astensione abbiamo voluto apprezzare quello che pareva essere un giusto, seppur tardivo, ravvedimento operoso rispetto alle politiche del passato.

Purtroppo il lupo perde il pelo ma non il vizio. Così a distanza di 10 mesi quei buoni propositi sono stati dimenticati, accantonati e smentiti dal documento proposto per l’adozione del POIC, che non tiene conto della situazione oggettiva: rete distributiva molto sviluppata con elevata presenza di grande e media distribuzione, calo dei consumi, contrazione delle vendite, riduzione dei margini e chiusura di attività commerciali.

Partendo da questi dati, diventa dunque necessario affermare che si è esaurita la fase di espansione quantitativa della rete distributiva che ha caratterizzato il nostro territorio. Le dinamiche che l’hanno  determinata, dettate dal mercato e dall’andamento dei consumi, oggi non sono più tali e di ciò occorre assolutamente tenere conto nella pianificazione commerciale in via di definizione. E’ assolutamente prioritario puntare su innovazione, qualificazione e valorizzazione del commercio di vicinato, vera e propria infrastruttura sociale nei nostri quartieri, prima ancora che attività economica.

Stride dunque la previsione di svariate migliaia di metri quadri di nuove superfici commerciali nella proposta di POIC. L’Amministrazione provinciale sembra fare il contrario di ciò di cui la rete commerciale avrebbe bisogno per ripristinare un po’ di equilibrio.

Queste nuove aree commerciali previste, andrebbero infatti ad aggiungersi a quelle già pianificate nel POIC del 2006 e alle aree di esclusiva competenza comunale, in molti casi per riqualificare le aree industriali dismesse trasformandole in aree commerciali.

Come è stato più volte ribadito anche dalle Associazioni di categoria, siamo in periodo di contrazione dei consumi e la nostra rete commerciale è in equilibrio. In circostanze come queste è necessario stimolare gli investimenti, ma bisogna anche operare scelte responsabili, che tengano conto del quadro generale dell’economia della nostra zona, se non si vuole peggiorare la situazione con decisioni affrettate e poco lungimiranti.

La costruzione di nuove grandi strutture commerciali appare una scelta miope, che farebbe terra bruciata dietro di sé. La realizzazione di queste cattedrali in un tessuto urbano desertificato, impoverirà, invece che arricchire, l’offerta commerciale per i cittadini, mettendo in particolare difficoltà le fasce deboli della popolazione, come gli anziani. Infatti, se il piano di programmazione provinciale venisse approvato così com’è, avrebbe un fortissimo impatto sulla rete commerciale esistente, mettendo a rischio la sopravvivenza sia dei piccoli negozi di prossimità sia dei centri di vicinato.

La previsione di nuovi grandi strutture di vendita, come quelle ipotizzate a Modena in via Morandi e a Soliera nell’area ex Sicem, sono poi in netta contraddizione con quanto era riportato in modo chiarissimo nel documento preliminare del POIC, laddove si affermava che la rete commerciale nella provincia di Modena è attualmente equilibrata ed efficiente e che le politiche dovranno essere mirate a qualificare e innovare il piccolo commercio dei centri storici e dei quartieri, in coerenza con le politiche urbanistiche, di mobilità e sostenibilità ambientale ma anche in funzione delle dinamiche socio-demografiche, che registrano un incremento costante della componente della popolazione anziana.

All’atto della presentazione delle linee strategiche, ritenute condivisibili, avevamo addirittura proposto che sarebbe stato opportuno prendere in considerazione anche l’ipotesi di un ridimensionamento della grande distribuzione, non confermando quelle strutture che, pur previste dal POIC del 2006, non sono ancora state utilizzate.

Oggi abbiamo la conferma di una certezza: la sinistra non cambierà mai. Questo POIC è contrario ai principi enunciati e non risponde ai bisogni della società modenese, pertanto ci opporremo fermamente.

Pubblicato: 07 Luglio 2011Ultima modifica: 09 Giugno 2022