In Italia il gruppo di persone più colpite dal calo dell’occupazione è quello dei giovani, che subisce una contrazione circa cinque volte più alta di quella complessiva. Modena non si distacca dal dato nazionale: i giovani tra i 15 e i 24 anni sono infatti quelli che nell’ultimo biennio hanno maggiormente risentito della diminuzione del tasso di attività che, tra il 2009 e il 2010 per gli uomini è sceso dal 43 al 28 per cento. Ancora inferiore il dato riferito alle donne con una differenza maggiore nell’arco tra i 25 e i 34 anni, età nella quale molte donne escono dal mercato del lavoro in concomitanza con la nascita di un figlio.
Sono questi alcuni tra i dati più significativi sui quali si è incentrata la discussione nel recente convegno “I giovani modenesi tra istruzione professionale e lavoro: linee di tendenza e politiche di intervento”. L’incontro è il secondo appuntamento del percorso di discussione “Profilo giovani provinciale”, promosso dalla Provincia di Modena in collaborazione con il Comune di Modena che, partendo dai dati sulla condizione giovanile nel territorio, mette a confronto amministratori e soggetti interessati per definire azioni integrate per favorire l’inclusione, la partecipazione e l’occupazione giovanile.
Gli obiettivi prioritari della Provincia di Modena delle politiche per i giovani, illustrati da Francesco Ori, assessore provinciale alla Formazione e Lavoro, sono: potenziare gli strumenti di orientamento scolastico e professionale e le azioni contro la dispersione scolastica; garantire in modo continuativo l’alternanza scuola lavoro; consolidare le competenze tecniche attraverso la formazione post diploma e proseguire l’investimento sulla valorizzazione della scelta verso gli istituti tecnici e professionali; accompagnare i giovani nella creazione d’impresa.
Le linee di intervento sono state elaborate sulla base del contesto evidenziato dall’incrocio di ati sulle scelte di istruzione e formazione dei giovani modenesi e sui livelli di occupazione che mostrano come il tasso di disoccupazione sia generale che giovanile della provincia di Modena sia più alto della media regionale (il 27 per cento contro il 22 regionale nella fascia 15-24 anni) e come la crisi del manifatturiero abbia colpito soprattutto chi aveva un contratto a tempo determinato e professionalità non strategica.
«Possiamo interpretare i dati del report – afferma Elena Malaguti, assessore provinciale all’Istruzione e Politiche giovanili – attraverso tre parole chiave: la prima è “scoraggiamento”, perché sono molti i giovani che hanno rinunciato a cercare lavoro e non sono inseriti in un percorso scolastico o formativo. La seconda parola chiave è “diploma” come condizione necessaria per l’accesso dignitoso al mondo del lavoro. La terza è “lavoro atipico” che, come sappiamo, penalizza particolarmente i giovani, accompagnandosi a una formazione medio alta e a retribuzioni basse. Elementi – ha concluso l’assessore – che ci dicono che la questione “giovani” deve essere affrontata in modo sistemico sui fronti lavoro, scuola e inclusione sociale».
«Abbiamo bisogno di interrogare i giovani sui loro desideri e su cosa vogliono fare da grandi, ma dobbiamo soprattutto tornare a incentivare quella propensione al rischio la cui perdita è uno dei danni peggiori per il nostro territorio». Incentivare la propensione al rischio insieme alla costruzione di nuovi lavori per nuove competenze sono, come ha spiegato ancora Francesco Ori, gli obiettivi di un programma che sarà messo a punto con la Regione.
L’intervento conclusivo di Patrizio Bianchi, assessore regionale a Scuola, Formazione professionale, Università e ricerca, Lavoro, ha indicato nell’obiettivo di «qualificare meglio e focalizzare le competenze dei giovani per riportarle nel sistema produttivo puntando sulla crescita delle capacità» le scelte prioritarie della Regione Emilia Romagna che per questo ha stanziato, all’interno del Patto per lo sviluppo, 20 milioni di euro per la qualificazione delle competenze e altri 20 per l’apprendistato da investire sull’intero territorio regionale.