Nel testo del decreto mille proroghe approvato dal Parlamento, sono riportate norme che rallenteranno l’azione della Protezione civile nelle situazioni di emergenza fino a vanificare le caratteristiche che fino ad oggi hanno reso insostituibile la sua azione, e cioè l’efficienza del sistema solidale della macchina organizzativa e la tempestività d’intervento.
Il primo argomento è riconducibile alla possibilità di individuare delle somme certe che siano adeguate allo stato emergenziale in atto! Mancando un fondo nazionale adeguato è necessario individuare delle risorse finanziarie a sostegno delle popolazioni colpite che permettono alla macchina organizzativa di mettersi immediatamente in movimento evitando che la popolazione sia discriminata per troppo tempo. Fino al 2008, oggi azzerato, era attivo un fondo regionale di protezione civile a garanzia delle emergenze regionali. Quello che si approva nel decreto è che i Presidenti delle Regioni colpite dalle calamità naturali, qualora senza disponibilità in bilancio per l’emergenza, possano deliberare l’aumento di aliquote delle addizionali o dei tributi propri ed anche aumentare l’aliquota dell’accisa sulla benzina. Come è semplice dedurre, così facendo, si chiede ai cittadini di pagare di tasca propria nel momento in cui sono colpiti dalla sciagura. Si va inoltre ad influenzare il sentimento di compartecipazione, collaborazione e solidarietà che il sistema organizzativo di protezione civile ha contribuito a creare sul territorio nazionale. Ciò è sicuramente espressione di un alto valore sociale che è da salvaguardare e promuovere, non ridicolizzare lavandosene le mani o creando iniquità tra i territori!
Anche la tempestività dell’intervento della Protezione civile è messo seriamente in dubbio dalla sostanza del maxiemendamento al mille proroghe. Senza tanto clamore e con un deciso colpo di spugna si modifica il contenuto dell’art 5 della Legge 225 del 1992 che ha per oggetto “stato di emergenza e potere di Ordinanza ” che è una dei cardini su cui si basa l’autonomia reale di spesa per gli stati emergenziali di somma urgenza. A meno di ulteriori modifiche, stante così le cose, per tutti i tipi di intervento di qualsiasi natura, dovrà esserci il preventivo assenso del Ministero dell’economia e delle finanze, compreso ovviamente il beneplacito per l’emissione delle ordinanze di protezione civile. E’ facile intuire come un simile articolato possa gettare nel panico un ente che fa della tempestività dell’intervento un presupposto di qualità per la misurazione dell’efficacia del soccorso. In sintesi, non è possibile un controllo a tappeto sugli aspetti finanziari dell’operazione di aiuto senza incidere sui tempi dell’assistenza alle popolazioni, mentre è sicuramente possibile e giusto richiedere un controllo sulla copertura finanziaria e una rendicontazione della spesa.
Il Ministero dell’economia, trattandosi di struttura addetta a controlli e verifica delle disponibilità finanziarie, ben difficilmente si può confrontare con i tempi, non oltre le 36 ore, in cui la Protezione civile ha il dovere di intervenire efficacemente. L’assenso preventivo, se di merito e scrupolosamente redatto, per essere espresso può avere tempi ben superiori e comunque sorge la spontanea la domanda: cosa succede se la catastrofe avviene di venerdì? bisogna aspettare fino al lunedì successivo per mettere in moto tutta l’organizzazione ?………. Ridicolo!
A dar conferma del disagio espresso dal Prefetto Gabrielli, responsabile del Dipartimento di Protezione civile -“Il Milleproroghe, nel più assoluto silenzio, ha messo mano alla legge 225/92 con riforme che, così come sono, affonderanno la Protezione civile come il Titanic”-, si è levata la voce del fondatore della Protezione civile, l’ex- ministro Zamberletti che ha ribadito come il ruolo della Protezione civile debba sì, essere limitato alle azioni di previsione, prevenzione ed interventi di emergenza, ma svincolato dai lacci e laccioli che possono limitare l’agilità dei poteri di azione rendendo impossibile la tempestività degli interventi e la loro capacità di essere incisivi.
Per evitare quindi la paralisi del sistema di Protezione civile proveniente dai pesanti tagli che hanno ridotto del 56% il budget disponibile e dalle ottuse complicazioni del decreto mille proroghe, come sopra descritto, è indispensabile vengano apportare correzioni di merito al decreto approvato, riportando i temi in una competente sede operativa quale quella di confronto con le Regioni.
Urge una presa di coscienza di pericolo imminente del popolo di volontari che tanto hanno dato in tutti i teatri di distruzione dove hanno operato, dimostrando in ogni occasione dedizione, altruismo, abnegazione e preparazione che hanno reso grande, nel mondo, il senso di solidarietà della gente italiana.