Ormai il tema della semplificazione degli organi di gestione del territorio è divenuto ineludibile. L’UDC, da tempo, sta affermando la necessità di aggregare le realtà comunali (soprattutto quelle più piccole) per creare comuni di più grandi dimensioni capaci di dotarsi di una struttura organizzativa ed amministrativa più rispondente alle esigenze dei cittadini.
In un mondo globalizzato, in cui famiglie ed imprese sono costrette a far fronte al momento di crisi ripensando al proprio ruolo ed al proprio impegno, anche la pubblica amministrazione non può sottrarsi a questo destino e deve imparare a migliorare la propria efficienza.
Tutti possiamo toccare con mano l’oggettiva impossibilità per i piccoli comuni di rispondere alle esigenze dei cittadini, innanzitutto continuando a garantire importanti servizi sul territorio. Sino ad ora si è tentato di sopperire a queste evidenti carenze con la creazione delle Unioni dei Comuni, le quali però hanno semmai rappresentato la spia del problema, ma non certo la sua soluzione.
Le Unioni dei Comuni, infatti, sono un ulteriore ente da finanziare che, spesso e volentieri, non ha consentito di offrire servizi migliori a costi migliori per i cittadini; spesso le Unioni sono servite quasi esclusivamente ad eludere i patti di stabilità che ciascun governo (di destra e di sinistra) ha sempre imposto agli enti locali nel tentativo di abbassare quella ingente spesa pubblica che si sta dimostrando una delle principali cause del nostro momento di difficoltà economica.
Il pubblico deve spendere meno e per centrare questo obiettivo l’attuale Governo sta continuando nella propria politica dei tagli (spesso e volentieri solamente di tipo lineare e non selettivo, come invece dovrebbe essere), proponendo l’obbligo di fusione per i comuni sotto i mille abitanti.
Ma per noi, questo percorso di fusioni ormai ineludibile, non dovrebbe essere subito passivamente dalle comunità; occorre, invece, che queste prendano di petto la situazione, sfidando anche l’impopolarità, definendo i propri contorni amministrativi in base alle reali esigenze del territorio.
La necessità di accorpare i comuni è conseguente alla necessità di meglio rispondere alle esigenze dei cittadini, famiglie ed imprese; occorre fornire una risposta alla richiesta di servizi con maggiore professionalità e competenza, a costi sopportabili per la comunità ed il singolo utente.
Ridurre, quindi, mediante procedimenti di vera e propria fusione, il numero dei comuni della nostra provincia da 47 a 18, consentirebbe alla nostra pubblica amministrazione di fare uno scatto in avanti in termini di efficienza e soprattutto consentirebbe di superare gli enti aggiuntivi, quali le Unioni dei Comuni, che costano troppo senza incidere in maniera importante in termini di ritorno di maggior efficienza nei servizi.
Noi dell’UDC abbiamo proposto una nuova visione del nostro territorio provinciale, sulla quale chiediamo alle altre forze politiche di aprire un confronto serio per il bene dei cittadini.