La crisi economica in atto dal 2008 sta mettendo in ginocchio le famiglie, molte delle quali, loro malgrado, si avvicinano per la prima volta alla soglia di povertà.
E’ quindi necessario trovare strumenti che riconoscano lo stato di difficoltà in cui può trovarsi un nucleo familiare per evitare che cada nella disperazione, ma anche permettere all’Ente di Governo ( Stato, Regione, Provincia, Comune ) di riconoscere tale stato e di intervenire in maniera equa, solidale ed efficace.
Con legge 111/2011 il Governo in carica a fronte di un taglio di oltre 800 ml. di Euro del fondo sanitario nazionale, costringeva le Regioni ad istituire un ticket sanitario a carattere locale per integrare i mancati trasferimenti.
Rispetto la proposta governativa di 10 euro a prestazione , applicata in modo indifferenziato, la Regione Emilia Romagna ha scelto, in forma provvisoria e temporanea, di applicare il criterio di graduare il contributo sanitario regionale in base al reddito complessivo lordo del nucleo familiare fiscale, secondo una ripartizione in scaglioni di reddito, assicurando, tra l’altro l’esenzione per i soggetti il cui reddito lordo risulta inferiore a 36.152 euro.
Tale situazione pur rappresentando un passo avanti rispetto l’applicazione del bollino a 10 euro, non soddisfa pienamente il principio di equità e giustizia, punto fermo di ogni corretta amministrazione.
È partendo da queste premesse che il Gruppo Provinciale del Partito Democratico auspica prioritariamente, una riforma del fisco nazionale che faccia da volano alla ripresa del sistema economico nel suo complesso, a partire da beni, prodotti e servizi di prima necessità.
È poi necessario un riequilibrio del sistema tariffario locale che attualmente penalizza le coppie coniugate ed i loro familiari a carico rispetto alle coppie i cui componenti possono dichiarare in modo indipendente i propri redditi, in quanto obbligate alla dichiarazione comune.
Nei mesi che sono trascorsi dal 29 agosto 2011, primo giorno di applicazione del ticket periferico, diverse indicazioni sono pervenute alla Regione affinchè adotti un sistema di ripartizione dell’onere sanitario diverso da quello riferito al reddito lordo familiare che non tiene pienamente in considerazione la numerosità e la composizione del nucleo stesso.
L’ Assessore Regionale alla Sanità si è reso disponibile a rivedere l’attuale morma partendo dai citati presupposti e da un nuovo computo dell’ISEE, assunto come parametro indicativo della situazione economica delle famiglie.
È necessario ora procedere speditamente alla formulazione di una modalità di calcolo del contributo sanitario locale basato, come principio ispiratore, alle componenti che identificano l’ISEE, adeguatamente normalizzato da tenere in debito conto l’aspetto patrimoniale del nucleo familiare di riferimento oltre ad altri parametri quali il numero dei componenti il nucleo, la monogenitorialità, la vedovanza e l’invalidità .
È inoltre noto a molti cittadini come in Regione si stiano sperimentando o proponendo nuove forme di revisione della normativa ISEE , citando ad esempio: equometro, fattore famiglia, quoziente Parma e da Trento l’indicatore della condizione economica familiare.
Si ritiene quindi utile far tesoro delle esperienze e delle idee sviluppate a livello locale e proseguire nel confronto tra i vari soggetti interessati, mondo del no profit, dell’imprenditoria e dell’associazionismo per alleviare i bisogni delle fasce più deboli e delle famiglie numerose e quelle in condizioni di non autosufficienza e disabilità.
Alla prova dei fatti si arriverà entro la fine del mese corrente se il Governo manterrà l’impegno contenuto nel Decreto salva Italia con una rivisitazione dei campi e dei calcoli di applicazione dell’ISEE.
All’impegno regionale vanno comunque affiancate politiche nazionali tese a proseguire e potenziare la lotta contro la evasione e la elusione fiscale.