In questi giorni sta procedendo la fusione per incorporazione delle aziende di trasporto pubblico di Modena, Reggio Emilia e Piacenza in una unica azienda, SETA, con l’obiettivo immediato di rendere più efficiente l’intero servizio di trasporto pubblico e, mi auguro, con l’obiettivo prossimo di integrare ferro e gomma. Gli enti pubblici coinvolti divengono, in questa nuova configurazione dei servizi pubblici locali, allo stesso tempo stakeholder (overo portatori di interessi in quanto rappresentanti dei cittadini cui i servizi devono essere corrisposti, e responsabili della corretta erogazione degli stessi) e shareholder (ovvero proprietari di quote azionarie delle imprese erogatrici dei servizi, quindi detentori del valore patrimoniale delle stesse).
Un equilibro difficile, ma oggi necessario.
Io credo nel valore del trasporto pubblico come strumento attraverso il quale si riconosce il diritto alla mobilità dei cittadini e si contribuisce ad un sistema urbano più sostenibile dal punto di vista ambientale; sono una pervicace e convinta fruitrice del mezzo pubblico, sia come tutela dell’ambiente che come strumento di socialità e di coesione, oltre che, quando funziona al meglio, di risparmio di tempo e denaro.
Oggi a Modena si discute di come passare da una presenza frammentata fatta di aziende medio piccole, per raggiungere un soggetto gestore unico capace di dotarsi di un piano industriale all’altezza delle sfide strategiche dell’Emilia Romagna del futuro.
Ma alcune sono le attenzioni che si dovranno avere nell’implementare questa fusione: occorrerà una maggiore attenzione allo sviluppo di piani urbani o sovracomunali della mobilità che favoriscano l’uso dei mezzi pubblici.
Pur in un’ottica di aggregazione regionale dovrà essere fatta salva la capacità degli enti locali di incidere sia sulla programmazione del servizio che sul controllo relativo alla qualità.
Attenzione soprattutto alla tutela dei lavoratori di settore: dovrà essere costante e capillare il dialogo con il mondo sindacale per mettere a punto tutti quegli strumenti necessari a garantire che le nuove modalità di gestione e di organizzazione della rete dei servizi riconoscano e tutelino i lavoratori che oggi sono occupati nel settore, garantendo comunque percorsi d’impiego stabili e certi.
Permettetemi anche il suggerimento verso uno degli obiettivi più ambiziosi, che è quello di avere un biglietto di viaggio unico per tutto il territorio regionale.
Un’ottimizzazione del sistema quella che stiamo esaminando che non dovrà significare un arretramento della qualità, ma che dovrà eliminare sovrapposizioni che producono poco valore aggiunto in termini di servizio, e che, spesso, fanno lievitare i costi. Aumentare l’efficienza senza compromettere la qualità. La riforma che vedrà un gestore unico e fusione delle aziende pubbliche, dovrà vedere protagonisti i territori e l’utenza al centro.
I tagli indiscriminati da parte del Governo ai servizi la rendono ancora più urgente; il diritto alla mobilità deve essere salvaguardato così come la difesa del reddito attraverso una adeguata politica delle tariffe. Soprattutto negli ultimi anni in cui dalle città le nuove famiglie si sono spostate in periferia o nelle aree circostanti, un servizio pubblico affidabile diventa ancora di più uno strumento irrinunciabile di gestione dei tempi di vita e, appunto, di lavoro. Chiedo quindi che le corse non vengano tagliate e che vengano tutelate le fasce di maggior utilizzo scolastico e lavorativo.
La linea di riforma risulterà tanto più convincente quanto più riusciremo a coinvolgere sia i consumatori che i sindacati, sottolineo il plurale. L’obiettivo è fornire la nostra provincia e la nostra regione di un moderno ed efficiente sistema di trasporto per garantire ai cittadini il fondamentale diritto alla mobilità.
Chiudo chiedendo un controllo sull’andamento di questa fusione, con report periodici economico-finanziari, con verifica nella commissione competente, per consentire di analizzare punti di forza da valorizzare e punti di debolezza da rinforzare.