Troppa omertà sui casi di violenza alle donne

In Provincia dibattito sul libro “per non dargliela vinta” di Giovanna Ferrari.
[n. 6 - dicembre 2012]

«Non possiamo dire alle donne di reagire alla violenza domestica, di fare denuncia, se poi la donna stessa viene ulteriormente brutalizzata da un atteggiamento culturale che arriva a ribaltare il ruolo di vittima e carnefice».  Parole con le quali Giovanna Ferrari ha concluso nella sala del Consiglio provinciale di Modena la presentazione del libro “Per non dargliela vinta“, scritto per ricostruire la vicenda della figlia Giulia Galiotto, uccisa da marito. Giovanna Ferrari ha ricostruito «il contesto di assoluta normalità» in cui è maturato l’omicidio, spiegando come, nel corso della vicenda giudiziaria,  «Giulia sia stata calpestata nel diritto non solo alla vita, ma anche a essere difesa. Quando una donna viene uccisa – ha aggiunto – si deve sempre trovare in qualche modo una giustificazione per chi ha compiuto un gesto così terribile. Se il marito dice che ha agito perché spinto dalla gelosia, questo giustifica tutto. Il delitto d’onore continua a farla da padrone e questo è inaccettabile».

Coordinato dall’assessore provinciale alle Pari opportunità Marcella Valentini, l’incontro con Giovanna Ferrari rientrava nelle iniziative in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

Nell’intervento che ha seguito la presentazione del libro, la criminologa Laura De Fazio ha spiegato che la violenza domestica è la prima causa di morte per le donne tra i 16 e i 44 anni. E si tratta di una violenza continuata, perché il dato comune a tutti i paesi è che quasi sempre gli omicidi sono preceduti da maltrattamenti. «Sembra quindi – ha evidenziato la dottoressa, che ha studiato il fenomeno dello stalking ed effettuato una ricerca sui fattori di rischio – che siano gli uomini a manifestare la maggiore fragilità quando si presenta una situazione difficile per cui non trovano soluzione se non la violenza. È l’espressione, da parte dell’uomo che non accetta la volontà di allontanarsi della compagna, della necessità di mantenere il possesso. È fondamentale – ha concluso – la presenza di una rete, familiare o sociale, che sostenga le donne: quanto più questa è carente, tanto più la situazione è a rischio».

A Modena, nel 2011, ci sono state 196 notizie di reato per maltrattamenti (su 189 delle quali sono state chiuse le indagini), 99 denunce per stalking (59 definite) e 95 per violenza sessuale (75 definite). Sono alcune delle cifre presentate dal pubblico ministero Marco Imperato che definiscono l’estensione del fenomeno della violenza sulle donne nel territorio modenese e allo stesso tempo indicano come la Procura possa contare su forze «troppo ridotte rispetto alla domanda di giustizia delle vittime, con l’ulteriore aggravio di essere intralciata da procedure irrazionali». Il magistrato ha evidenziato come la violenza domestica sia una reato che viene compiuto “necessariamente” in solitudine, ma che anche a Modena si assiste a «una forma di omertà: quella di chi non parla perché non vuole essere coinvolto con la giustizia. Invece è fondamentale che chi nota qualcosa che non va, lo segnali perché ogni comportamento collaborativo per noi è prezioso».

Concludendo l’incontro, il presidente della Provincia Emilio Sabattini ha ricordato le responsabilità della politica che «può e deve fare di più, non limitandosi a celebrare la ritualità di queste giornate pensando di aver esaurito così il proprio compito. La politica deve avere il coraggio di assumere nei propri programmi la lotta contro la violenza come un impegno che entra nella visione quotidiana».

Pubblicato: 30 Dicembre 2012Ultima modifica: 12 Luglio 2022