La scuola ha bisogno di uomini e donne che hanno scelto di essere insegnanti, in grado di affascinare e stupire i propri allievi, e non di uomini e donne ripetutamente umiliati e disconosciuti nella professionalità. Il congelamento degli scatti d’anzianità dei docenti avrà l’effetto di demotivare ancor di più il mondo della scuola.
La scuola ha bisogno della collaborazione delle famiglie per mettere a punto strategie ed interventi che aiutino il processo globale dell’educazione. Ma tempi sempre più ridotti nelle scuole primarie lo permetteranno? I tagli alla scuola primaria hanno cancellato qualsiasi possibilità di realizzare il vero tempo pieno, fatto di tempo lungo e lento perché ricco di opportunità di crescita,di compresenze, di lavoro in piccoli gruppi, di progetti, di uscite e laboratori per favorire l’apprendimento di tutti. Non sfugge infatti che ciò che costituiva l’eccellenza del sistema scolastico italiano e produceva alti livelli d’apprendimento per i bambini e le bambine è stato cancellato non per innovare o riformare, ma per risparmiare.
La scuola italiana si è contraddistinta nel tempo per aver scelto la via dell’inclusione delle persone con disabilità: un segno di civiltà esportabile, riproponibile, irrinunciabile. Scelta che ha dato il via ad un processo che dovrebbe distinguersi per la sua irreversibilità, ma che per motivazioni di varia natura, non ultima quella economica, avverte su di sé il rischio dell’estinzione. Si è affermato che nella scuola vi è un insegnante ogni due alunni con disabilità, ma questo dato fa riferimento ad una “media matematica” nazionale. Non ci soffermeremo a spiegare come si calcola. Diciamo semplicemente che, tradotto in pratica, questo significa che ad alcune classi, in cui sono presenti alunni certificati, vengono assegnate 3 o 6 ore di sostegno didattico settimanali. Facendo poi la media di tutte le situazioni, il rapporto nazionale diventa di 1:2.L’inclusione è e deve essere una componente della nostra società, non dovremmo neppure fermarci a fare “la conta”. Questi allievi sono cittadini a tutti gli effetti e stanno esercitando un loro sacrosanto diritto allo studio e al riconoscimento. L’istruzione e l’educazione è riservata a tutti, anche gli alunni con disabilità,invece, in merito all’attribuzione delle risorse si è bloccato il numero di insegnanti di sostegno (l’organico degli insegnanti per il sostegno è anche per quest’anno lo stesso dell’a.s. 2008-2009), trascurando il fatto che gli alunni con disabilità sono aumentati.
Credere e volere una scuola pubblica di qualità non può e non deve essere un’utopia, ma una scelta politica precisa, politica che va declinata in buone pratiche investendo e non togliendo risorse, pur in una inevitabile ottica di contenimento della spesa pubblica. Bisogna rilanciare e potenziare l’autonomia scolastica, valorizzare e responsabilizzare gli insegnanti e aprire le scuole a metodi di insegnamento e di apprendimento diffusi negli altri Paesi europei: l’esperienza diretta, la flessibilità del gruppo classe, i laboratori scientifici, la soluzione di problemi concreti, le attività individuali e di gruppo. Certo, per fare ciò, servono risorse, spazi, motivazioni. Solo così la scuola, potrà diventare il luogo della cultura e della socializzazione, lo strumento per rimettere in moto il Paese e costruire la futura società della conoscenza.