Battere la corruzione e le infiltrazioni mafiose

Il dibattito in Consiglio provinciale.
[n. 3 - maggio 2012]

Il presidente del Consiglio provinciale di Modena Demos Malavasi in apertura del Consiglio aveva definito l’incontro con Tizian simbolico: «Diciamo a Giovanni che il suo impegno contro le mafie è anche il nostro, di uomini e donne impegnati in politica e nelle istituzioni che dobbiamo dire in modo netto che combattiamo contro ogni tentativo di infiltrazione mafiosa non solo con le parole ma con le scelte concrete e i fatti». Malavasi ha poi ribadito, a fronte di un aumento dei fenomeni di corruzione di amministratori, funzionari e imprenditori, la richiesta al Parlamento di «approvare in tempi rapidi una buona legge contro la corruzione e una normativa su appalti e subappalti in tutti i settori che impedisca il ricorso al massimo ribasso». Sottolineando come il Consiglio abbia assunto come centrale nel sua attività politica e amministrativa l’impegno contro le mafie, Malavasi ha affermato che è necessario che «gli enti pubblici potenzino e qualifichino le loro stazioni appaltanti andando nella direzione di una stazione appaltante unica».

È Lorenzo Biagi (Lega nord) ad aprire il dibattito al termine dell’intervento in Consiglio provinciale di Giovanni Tizian nel quale il giornalista ha ribadito che ormai si deve parlare di «forte radicamento della n’drangheta anche in Emilia Romagna». Il consigliere ha affermato di essere convinto che «dovrebbero essere lo Stato e la politica a combattere la mafia. È un’impresa molto difficile quando il controllore diventa il controllato, quando la mafia entra nello Stato ma credo che la politica sana esista ancora e possa agire con responsabilità anche mettendo in campo sistemi di controllo come gli osservatori sugli appalti».
Dello stesso parere Fabio Vicenzi (Udc) per il quale esiste una politica «sulla quale si può ancora fare affidamento, chiamata a riportare l’etica al centro dell’impegno politico». Vicenzi si è soffermato anche sulla necessità di «creare anticorpi in grado di contrastare le nuove modalità di infiltrazione della mafia».
Per Luca Gozzoli (Pd) è necessario conoscere meglio la realtà del nostro territorio «comprando e leggendo “Gotica”, diventando corresponsabili della denuncia e cambiando il nostro agire per tenersi al di fuori della zona grigia». Per Gozzoli inoltre ci vorrebbe anche a Modena una sede distaccata della Dia perché «serve un forte lavoro di intelligence».
Secondo Bruno Rinaldi (Pdl) la mafia si è propagata nel nostro territorio «attraverso piani regolatori dissennati. È giusto controllare gli appalti pubblici – ha aggiunto il consigliere – ma sarebbe necessario tenere molto alta l’attenzione anche su quelli privati».
E Sergio Pederzini (Idv) si è domandato «quanti dei nostri imprenditori, in difficoltà per la crisi, hanno ceduto alle lusinghe di una valigetta di denaro», affermando la necessità di tenere alta la guardia.
«La mafia qui da noi c’è» ha affermato Patrizia Cuzzani (gruppo Misto) sostenendo che «bisogna prenderne atto e recuperare un’etica dell’onestà attraverso politiche di contrasto alla corruzione e coraggio nel denunciare».
Per Elena Gazzotti (Pd) il lavoro di Giovanni Tizian «restituisce dignità alle vittime delle mafie e oppone il potere delle parole alle parole del potere mafioso». La consigliera ha poi evidenziato il lavoro dell’amministrazione che ha «fatto bene creando l’osservatorio appalti, sostenendo occasioni di solidarietà, affrontando il tema del gioco d’azzardo, dando voce alle persone impegnate su questi temi».
«La mafia ormai è un fenomeno del nord» per Dante Mazzi (Pdl) secondo il quale «la politica non è esente da colpe nel “negazionismo” delle infiltrazioni mafiose nel nostro territorio». Mazzi ha poi messo l’attenzione sul tema dei subappalti «ai quali sarebbe necessario prestare la stessa attenzione delle gare d’appalto dove in genere si presentano aziende pulite». Per questo il consigliere ha proposto l’istituzione di una banca dati delle aziende che ricevono i subappalti.
Secondo Davide Baruffi (Pd) «il primo antidoto è chiamare la questione con il suo nome: mafia. Il secondo è investire sul civismo. La crisi ha aperto spazi alla criminalità organizzata – ha proseguito il consigliere – ed è necessario che ciascuno faccia la sua parte, rafforzando gli strumenti di indagine e di controllo del territorio, favorendo la crescita, monitorando gli appalti pubblici e privati, aumentando la preparazione degli uffici tecnici che gestiscono le gare».

Pubblicato: 09 Maggio 2012Ultima modifica: 08 Luglio 2022